Gaia Camossi | Intervista «C’era una volta Non è la Rai»

Gaia Camossi intervista «C’era una volta Non è la Rai»

«C’era una volta Non è la Rai» il libro scritto a quattro mani da Marika De Sandoli e Marco Geppetti vanta anche la collaborazione di tre ex beniamine della trasmissione cult di Gianni Boncompagni: Arianna Becchetti, Gaia Camossi e Alessandra Cotta.

Gaia Camossi Intervista «C'era una volta Non è la Rai»
Gaia Camossi Intervista «C’era una volta Non è la Rai»

Dopo aver ospitato sulle nostre pagine Geppetti, fotografo ufficiale della trasmissione e Arianna e Alessandra lo scorso anno, abbiamo il piacere di ascoltare direttamente dalla voce di Gaia Camossi tutta la magia di anni spensierati e di un programma che ha segnato una generazione.

Gaia Camossi Intervista «C’era una volta Non è la Rai»

Chi era Gaia Camossi 30 anni fa, chi è oggi?

È sempre Gaia Camossi! Sono la stessa, semplicemente col tempo sono diventata “ancora più Gaia” perché 30 anni fa non avevo gli strumenti e la capacità di esternare chi fossi veramente, con 30 anni di età in più posso essere più libera. Sono i vantaggi di invecchiare!

Se diamo un’occhiata al passato, qual è il sentimento che maggiormente prevale?

Rispondo con alcuni versi di Marianne Williamson: “La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre ogni limite. È la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più”. Con il senno di poi posso dire che io avevo “paura di brillare”, cioè di essere inadeguata, di essere giudicata.

Col tempo ho capito che non m’importava non apparire brava o interessante agli occhi degli altri. Non avrei potuto altrimenti cominciare le dirette Instagram come ho fatto per più di un anno, praticamente tutte le settimane! Lì sono stata me stessa, fregandomene di piacere a tutti i costi agli altri.

C’è qualcosa di te, del tuo carattere o della tua personalità che chi ti seguiva all’epoca non ha mai conosciuto?

Il mio senso dell’umorismo, la voglia di scherzare e di essere leggera (non superficiale!). La mia capacità di mettermi in gioco e di cambiare, se necessario. Per esempio, quando credo in una “causa”, lo faccio con tutta me stessa ma poi posso anche cambiare idea se le conoscenze e i fatti mi portano a scoprire che non è così come pensavo.

Decidere, pensare, agire con la massima onestà dì intenti e buona volontà è uno dei valori che mi caratterizza.

Manca alla tv di oggi un programma come Non è la Rai? Perché?

Non credo che manchi alla tv di oggi perché quello è stato un momento irripetibile. Erano anni meravigliosi, di grandi speranze. Chiunque poteva essere una ragazza di Non è la Rai perché bastava essere autentici, noi stessi.

Oggi una trasmissione così non verrebbe capita perché fuori dai cliché. Sembra non ci sia più spazio per la fantasia, l’immaginazione, oggi è tutto così crudelmente reale.

Gaia Camossi Intervista

Non è la Rai è stato tanto amato ma non sono mai mancate le critiche. Se accendiamo la tv oggi, possiamo affermare che… “si stava meglio quando si stava peggio”?

Se prima in tv era importante sapere chi voler essere, oggi è più importante chi “dover” essere, cioè come dover apparire secondo degli schemi consolidati. Il successo di Non è la Rai era il risultato anche della nostra personalità, di quello che eravamo noi ragazze nella nostra autenticità.

Oggi in tv ci sono giovanissime stereotipate non solo nell’aspetto ma anche nei ragionamenti, nei pensieri… non hanno niente da dire di autentico, sono solo la risposta alle attese del pubblico.

Come sarebbe stato Non è la Rai ai tempi dei social network? Credi avrebbe mantenuto la sua naturalezza?

No, sarebbe stato completamente diverso. Se negli anni 90 ci fossero stati i social, i fan non sarebbero stati fuori dal Centro Palatino ore e ore per ottenere una foto. I ragazzi di oggi non farebbero la fatica di uscire di casa, di prendere un treno, di aspettare…

Addirittura prima di entrare qualcuno di loro ci affidava una macchinetta fotografica usa e getta perché volevano facessimo degli scatti negli studi per poi restituirla all’uscita.

Magari c’erano foto in cui noi non eravamo venute bene ma loro erano felici lo stesso, loro sognavano! Se ci fossero stati i social le foto le avremmo pubblicate noi stesse con i filtri giusti.

Onestamente, ci sono stati dei momenti (a livello personale o lavorativo) in cui ti è pesato essere considerata la ragazza di Non è la Rai?

No, mai, anche se devo confessare che attorno ai 30 anni mi vergognavo di aver fatto parte di Non è la Rai. Credo fosse per la paura di brillare di cui parlavo prima. Oggi non ho il desiderio di tornare indietro nel tempo perché mi è costato tanto diventare la persona che sono oggi ma è stato bellissimo fare Non è la Rai, mi sono divertita tanto.

Sono passati 30 anni ma siamo ancora qui a parlarne, a scriverne, a organizzare eventi o raduni, qual è stato l’elemento che più degli altri ha reso questa trasmissione eterna?

È tutto merito dei fan, io non smetterò mai di ringraziarli. Loro, magari ognuno per un motivo diverso, hanno deciso che la trasmissione doveva essere eterna. I fan hanno incredibilmente mantenuto inalterato il fenomeno Non è la Rai, anno dopo anno, non so quanti altri programmi hanno una memoria storica così grande. È un ricordo che si rinnova continuamente e per questo dopo 30 anni siamo ancora qui a parlarne.

Oggi va di moda l’hasthag #machenesannoi2000: cosa manca ai giovani di oggi rispetto a quello che abbiamo avuto noi adolescenti di ieri?

Non so cosa manca agli adolescenti di oggi ma credo che ogni generazione abbia le sue peculiarità. Noi avevamo cose che loro non hanno e viceversa.

Per concludere vogliamo ricordare ai nostri lettori la tua collaborazione insieme alle tue colleghe Alessandra Cotta e Arianna Becchetti alla stesura di «C’era una volta Non è la Rai», il libro scritto da Marika De Sandoli e Marco Geppetti.

Per me è stato un onore aver potuto mettere su carta (e quindi lasciare ai posteri) i racconti di un momento bello della mia vita. Non è la Rai è una trasmissione che fa parte ancora oggi dell’immaginario collettivo anche grazie alle foto di Marco: in quei colori, in quei visi, in quegli occhi sognanti c’era tanta verità.

Il libro «C’era una volta Non è la Rai» non è solo per i fan per ma anche per gli amanti degli anni 90, racchiude un pezzettino di quel decennio in cui si pensava che tutto fosse a portata di mano. A prestissimo e grazie!

CONTINUA A LEGGERE

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui