Karin Proia Non è la RAI, Special edition 25 years later
Karin Proia Non è la Rai – Sono passati esattamente 25 anni da quando Gianni Boncompagni mise la parola FINE a Non è la Rai, trasmissione che segnò un’intera generazione. Quella degli anni ’90. Più volte Boncompagni si trovò a rispondere a quanti definivano trash il suo programma televisivo, un appellativo oggi che va per la maggiore, all’epoca ancora nuovo. Ma se pensiamo alla leggerezza, al colore, alla spensieratezza di una generazione senza Iphone e social network, ma solo con tanti giochi e tante canzoni, possiamo davvero definirla trash?
E come sarebbe stata invece la generazione di oggi al ritmo di Please don’t go? Di questo e di tanto altro ancora ne parleremo a partire da oggi con le vere protagoniste dell’epoca: le ragazze di Non è la Rai.
Karin Proia, Non è la RAI, oggi è un’attrice, regista e sceneggiatrice italiana

Ogni settimana pubblicheremo un’intervista alle beniamine di ieri che ancora oggi rimangono un punto fermo nei dolci ricordi di un’infanzia limpida e scatenata. Oggi parliamo di Karin Proia di Non è la Rai.
Karin Proia non ha certo bisogno di presentazioni. Talentuosa attrice dalla carriera ventennale, oggi è anche regista e sceneggiatrice affermata. Dopo il cortometraggio “Farfallina”, la sua opera prima “Una gita a Roma” con Claudia Cardinale e Philippe Leroy e musiche di Nicola Piovani ha ricevuto, fra gli altri, il premio come miglior film straniero al FEFF2016 di Toronto.
I lettori la ricorderanno per le splendide interpretazioni in “Boris“, “Orgoglio2”, Marzia nella fiction “Le tre rose di Eva”, serie tv che hanno tenuto incollati sullo schermo milioni di telespettatori. Artista poliedrica e versatile, è stata testimonial di diverse campagne pubblicitarie in Italia all’estero e protagonista anche a teatro, dove ha lavorato, fra gli altri, con Gigi Proietti e Pier Francesco Pingitore.
Nel lontano 1991, Karin partecipa a Non è la Rai nel corso della prima edizione. Le sue esibizioni già lasciavano intravedere un talento che sarebbe esploso solo pochi anni dopo. Una qualità che Karin Proia ha saputo coltivare annaffiandola con lo studio e la preparazione ogni singolo giorno. Perché, come ci spiega lei stessa nel corso di questa intervista, non si deve mai smettere di studiare e di nutrirsi di cultura.
“UN PROGRAMMA PRIVO DI CONTENUTI, NON VOGLIO LANCIARE NESSUN MESSAGGIO. DICONO CHE PROPONGO “UN INSOPPORTABILE CLIMA DA GITA SCOLASTICA IN TORPEDONE”. E ALLORA? COSA C’È DI MALE? SONO D’ACCORDO, SOLO CHE TOGLIEREI IL TERMINE INSOPPORTABILE. E POI ABOLIREI LA PAROLA VOLGARE, PERCHÉ IO PRETENDO DA TUTTI I MIEI COLLABORATORI DELLE INQUADRATURE CASTISSIME” Gianni Boncompagni
Karin Proia: “Prima ricercavo insegnamenti dagli altri…Oggi invece vado a ricercare cose che mi interessano…”
Chi era Karin 25 anni fa, chi è Karin oggi?
“La Karin che si avvicinava all’età adulta e al lavoro era una ragazza non solo piena di entusiasmo e passione ma anche molto seria e coscienziosa, consapevole di essere allieva della scuola della vita. Le giornate in cui mi capitava di non imparare niente le consideravo perse”.
“Anche oggi la penso esattamente così, l’unica sostanziale differenza è che prima ricercavo insegnamenti dagli altri, anche empirici e casuali, oggi invece vado a ricercare cose che mi interessano e cerco di approfondirle con lo studio. Bisogna nutrire lo spirito per stare bene con se stessi e con gli altri e ritengo che la cultura e la conoscenza di ciò che ci circonda siano il mezzo essenziale per riuscire a farlo”.
Se diamo un’occhiata al passato, qual è il sentimento che maggiormente prevale?
“Anche se ho vissuto tutto con molta enfasi, quindi impiegando un sacco di energie, a volte anche troppe, ricordo il passato come una brezza leggera, quindi con sottesa allegria. Sono sempre stata fedele a me stessa, rispettandomi e volendomi bene, prima di tutto”.
“Se mi guardo indietro, quindi, vedo una ragazza giovane dal carattere forte e con le idee molto chiare, sostanzialmente per niente diverse da quelle che ho adesso, anche se ora naturalmente si sono ampliate e hanno preso molte più sfumature”.
C’è un lato di te, del tuo carattere o personalità che chi ti seguiva dell’epoca non ha mai conosciuto?
“Probabilmente all’epoca di me non si conosceva niente a parte il sorriso; naturalmente sto estremizzando il concetto, ma voglio dire che nonostante il carattere forte ero piuttosto timida e rispettosa, quindi difficilmente mi mostravo interamente per quello che ero. L’essere giovane e carina, unito al fatto di essere donna, soprattutto a quell’epoca, aiutava tutte molto poco”.
“Ho dovuto fare altri percorsi, sia per me stessa che per gli altri, per potermi permettere finalmente di dire la mia, senza essere sottovalutata. Oggi, chi mi segue un minimo riesce a capire chiaramente come sono, essendo una che ama raccontarsi senza troppe riserve”.
Manca alla tv di oggi un programma come Non è la Rai? Perché?
“A mio avviso, mancano un po’ gli show di intrattenimento quotidiano come andavano di moda qualche anno fa, non parlo di programmi, ma proprio di Show. Non come Non è la Rai nello specifico, per carità, già molto criticato all’epoca, oggi sarebbe assolutamente anacronistico”.
“Però degli show di intrattenimento che abbiano quel brivido della diretta, con gioventù e nuove proposte, magari cogliendo l’occasione di fare anche un po’ di cultura sotto forma di divertimento, sarebbero secondo me molto seguiti sulla tv generalista”.
Non è la Rai è stato tanto amato ma non sono nemmeno mancate le tante critiche degli addetti ai lavori o delle famiglie che proibivano di vedere la trasmissione ai figli. Ma se accendiamo la tv oggi, possiamo affermare che si stava meglio quando si stava peggio?
“Era già all’epoca una trasmissione culto e a distanza di così tanti anni rimane tale, proprio perché quel format vincente di Boncompagni/Ghergo era, di fatto, molto controverso, amato o odiato, e difficilmente poteva lasciare qualcuno indifferente”.
“Anche se attualmente la tv generalista a mio avviso offre degli esempi decisamente peggiori, senza generalizzare, ovviamente”.
Come sarebbe stato Non è la Rai ai tempi dei social network? Credi avrebbe mantenuto la sua naturalezza?
“Non è la Rai” ai tempi dei social network sarebbe stato senza dubbio “Tik Tok” . Un social che in larga misura sembra solo superficiale, ma che a una vista più approfondita ti fa scoprire la forza del messaggio reso in pochi secondi, la forza dell’espressione o del movimento, la forza di una inquadratura piuttosto che un’altra, di una musica o di un suono”.
“Approcciandolo con più consapevolezza, stimola molto la creatività. Non mi riferisco naturalmente ai balletti casalinghi di giovani ragazze carine in pantaloncini corti, ma a giochi visivi anche piuttosto notevoli a volte. Il successo di questo social è proprio la naturalezza molto diffusa nei contenuti condivisi”.
Onestamente, pesa a distanza di tanti anni essere ancora la ragazza di…
“Sono grande, ormai, e sono stata tante cose. Ragazza di… quella della mozzarella, quella di “Anto’ fa caldo”, quella di “Chi ha ucciso il conte”, quella de “Le tre rose di Eva”, quella di “Boris”. Per un periodo sono stata anche quella che aveva pianto in diretta interpretando Salomè di Oscar Wilde su RAI 2. Tutto questo più che pesarmi mi ha sempre piuttosto divertita”.
Oggi va di moda l’hastag #machenesannoi2000…, cosa manca ai giovani di oggi rispetto a noi adolescenti di ieri?
“Quello che manca a loro di noi viene compensato con quello che è mancato a noi di loro. Solo una questione di approccio alla vita dovuto alla cultura esterna e alla tecnologia che avanza. I giovani di oggi sono una potenziale miniera come lo eravamo noi. Sono una fan dei bambini, dei ragazzi e dei giovani adulti di oggi, nei loro occhi vedo la curiosità e tante buone cose, se stimolati nella maniera giusta”.
“Ho girato un film per ragazzi, come regista, s’intitola “Una gita a Roma” e di questo abbiamo fatto diverse proiezioni nelle scuole; ne è sempre seguito un dibattito coi ragazzi al quale partecipavo anch’io: non sai quante domande profonde, brillanti e argute e l’entusiasmo che i giovani hanno tirato fuori. Da riempire il cuore”.
I figli di ieri: una generazione che era felice con il poco che aveva. Oggi si ha tutto e si è sempre scontenti. Cosa ne pensi?
“Dipende dal tipo di educazione che si ha ricevuto. Mia figlia per esempio è sempre stata una bambina felice con poco, perché sono una madre che non le ha fatto mancare niente dal punto di vista dell’amore ma, proprio sapendo che soddisfare tutti i desideri non porta alla felicità, per tutto il resto le ho fatto mancare diverse cose o gliene ho concesse sempre di molto mirate”.
“Con me non si fanno capricci, perché il capriccio porta esattamente all’opposto di dove si vuole arrivare. I ragazzi sono il frutto del mondo in cui vivono, ma anche dei valori e della cultura con i quali li abbiamo nutriti e li stiamo nutrendo”.