Romina Falconi in tour con il nuovo album: “Ora voglio far vedere il piccolo coccodrillo che c’è in me”

Un disco d’esordio esplosivo per la giovane Romina Falconi, ex concorrente del talent “X-Factor 6 “. La cantautrice romana ha presentato proprio nei giorni scorsi l’album “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio“, una raccolta di canzoni che sono lo specchio della sua vita, fatta di momenti felici ma anche difficili e complicati. La stella emergente musicale ha deciso di mettersi a nudo, affrontando temi forti, quali l’odio, la gelosia, la paura, il disprezzo; un bisogno di “venir fuori” in maniera naturale, senza censure nè veli che nascondano la parte più scura di noi, quella più “cattiva”. Ed è riuscita benissimo a trasmettere queste emozioni. La sua nuova immagine è diversa da quella a cui eravamo abituati durante il format del 2012: è più donna, più sensuale e con uno stile decisamente provocatorio. Dopo la sua collaborazione canora con il cantautore italiano Immanuel Casto ora è pronta a “esibire” la vera Romina, sicura della sua nuova identità artistica musicale. Romina Falconi si racconta a Gente Vip.

Romina Falconi, la concorrente di X Factor 6 si racconta in 20 brani
Romina Falconi

Romina Falconi: “Dal 5 Febbraio partirà lo StalkingTour, non vedo l’ora!”

Il 6 novembre scorso è uscito il tuo disco d’esordio “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio“: perché un titolo così graffiante?

Romina Falconi album Certi sogni si fanno attraverso un filo d'odio coverPerché tutto il mio percorso è stato particolare. C’è chi dice che il titolo di un album dovrebbe essere semplice e di una sola parola, ho voluto fare come Lina Wertmuller: mi piacciono i percorsi alternativi. Inoltre ultimamente tutto ciò che ha a che fare con il mondo dell’arte e della musica tende a risaltare la bellezza di un desiderio ma nessuno dice che i desideri si pagano tutti, nel bene e nel male. Un filo d’odio nella passione c’è sempre; passione che, talvolta, sa essere imperdonabile. E’ stato come mettere subito le carte in tavola.

I 20 brani del disco “narrano” musicalmente tue esperienze autobiografiche, una specie di “diario di bordo” che svela i tuoi pensieri e le tue ombre: perché questo bisogno di raccontarsi?

Personalmente ho voluto fare una sorta di autoanalisi, ho incluso pensieri che col tempo ho scoperto essere condivisibili. Ogni primo disco ha canzoni che non sono state progettate pensando ad un ipotetico pubblico. Ci ho messo tanto a far uscire questo album, ho cercato di fare il possibile per non omettere nessuna verità. Dopo molta gavetta ho imparato che cercare di abbellire se stessi può essere utile fino ad un certo punto. Sono una di quelle ragazze a cui non piace boicottare la cattiveria, ognuno di noi ha pensieri belli e talvolta scomodi. Perché ometterli? Cercavo di essere oscenamente umana mentre scrivevo, ho provato a dire sempre la verità senza mai voler trarre una morale limitandomi a descrivere un momento per quello che era.

Nel tuo disco affronti temi e sentimenti poco nobili, come la gelosia, l’odio, la paura: non pensi che sia una scelta controcorrente e rischiosa?

Di questi tempi tutto è rischioso, la mia generazione poi non è nata con la camicia. Non sappiamo se e quando andremo in pensione. Chissà come sarà la pensione per noi… A mio parere questa esaltazione del “giusto”, del “bello” e del “bisogna fare i bravi” è il risultato di quello che io chiamo Medioevo Musicale. Ho come la sensazione che più c’è crisi, più siamo soccombenti (se ci pensi senza grandi mezzi, senza contratti regolari lavorativi, senza certezze) e più si tende a veicolare alla massa messaggi rasserenanti. Tutto resta in superficie, tutto deve andare bene proprio perché la realtà non dà nessuna certezza positiva. Io ho puntato più sul: “siamo nella merda, fratelli, ma almeno con stile! Condividiamo tutto quello che abbiamo dentro, siamo umani e siamo qui!”

Dai testi delle tue canzone emerge una vita vissuta superando molti ostacoli e metabolizzando molti cambiamenti: come ti descriveresti oggi?

Sono scampata a una vita semplice, mi viene da dire così oggi. Ma tempo fa non avrei mai creduto di poterla vedere da questo lato.E’ il famoso “fattore C”, è innato, una cosa che purtroppo non mi appartiene. Tutte quelle cose che sembrano essere dure poi diventano fondamentali per la crescita di una persona. Lo dico spesso: le lezioni più importanti sono proprio quelle che non avremmo mai voluto ricevere. Forse se non avessi avuto ostacoli non sarei nemmeno qui, benedico tutti i “no” che ho ricevuto e tutte le porte in faccia perché a oggi posso permettermi di osare proprio grazie all’esperienza.

Una delle persone più importanti della tua vita è stata la tua vicina di casa Giò, una transgender che tu chiami “La mamma col distintivo”; che rapporto hai oggi con lei?

Ci siamo perse di vista e la sto cercando come una matta, si è trasferita qualche anno fa e non è una persona che usa i social. Ho imparato molte cose da lei, ero adolescente e non mi andavo mai bene. Spero con tutto il cuore che ricapiti in zona perché devo darle il mio disco e le chiederei di cantarmi “Lili Marlene” per l’ennesima volta.

E’ stata proprio lei che ti ha aiutato a diventare donna, consigliandoti come vestire, truccarti e a camminare in un mondo, spesso cattivo, soprattutto per chi potrebbe sembrare diversa come lei. Cosa saresti stata senza Giò e quale è la cosa più importante che ti ha insegnato?

Giò è arrivata a Torpignattara e i primi tempi era guardata con curiosità, poi le hanno voluto bene ma mi raccontava dell’omofobia, di quanto fosse dura essere “diversi”. Senza Giò non immagino come potrei essere perché l’incontro con lei è stato davvero illuminante per me. Una ragazzina di 14 anni che si confronta con una transgender ha molto da imparare. Sai, gli adolescenti vivono il cambiamento a volte con gioia e a volte no: gli ormoni, quella sensazione di non essere ne’ carne ne’ pesce… Se di fronte a te c’è una persona che ha fatto del cambiamento una scelta necessaria per il proprio benessere interiore, non resta altro che fare un percorso insieme e imparare che non è il cambiamento che deve fare paura ma il non dirsi determinate cose. Mi ha fatto vedere come si muoveva con i tacchi, come si truccava, era molto più femmina lei di tante donne in giro. Mi ha insegnato che ci possono togliere tutto ma non quello che impariamo a fare e che sappiamo fare. Mi ha spronato a cantare (io già cantavo) e a farlo studiando e cercando di fare il possibile per essere impeccabile. Di cose importanti me ne ha insegnate, in primis che con la volontà si può tutto.

Tu ti avvicinavi al mondo della musica, lei attraversava il lungo cammino di trasformazione, complicato dagli effetti degli ormoni: come avete vissuto questi importanti momenti insieme?

A volte ridendo e a volte semplicemente parlando a cuore aperto. La sua piccola casa era proprio come lei, curata e con oggetti di scena (boa di piume, vestiti appesi qui e la’), lei si esibiva in un club; io da minorenne non potevo andare mai a vederla perché si esibiva sempre tardi e allora cantava solo per me, nella sua cucina. E’ un mezzo soprano naturale, una voce potentissima e le movenze da vera diva. Per una come me è stato l’inizio di tutto: io volevo avere la sua presenza, volevo essere sicura come lei. L’abito fa il monaco, questo l’ho imparato bene, e lei mi ha dato il La per prepararmi una faccia tosta che poi non mi ha abbandonato.

Cosa ti ha insegnato Giò del mondo dell’amore?

Dopo tante esperienze negative si sentiva amata lei, che era fidanzata all’epoca, non mi parlava mai di cose banali. Spesso lei faceva la moca e la sentivo conversare con mia mamma, era bellissimo vederle parlare serissime di cose comuni, semplici. Anche mia mamma non è stata proprio fortunata in amore (e raccontava tutto a Gio’) ma già allora aveva trovato quello che poi è diventato suo marito. Erano due donne che rinascevano proprio in quel momento, davanti a me.

Sei innamorata?

Penso di sì, non mi piace troppo dirmelo perché mi sento molto Bridget Jones riguardo le situazioni sentimentali. Mi piace pensare che c’è qualcuno che forse potrebbe essere quello giusto, ma non so come andrà.

Hai dichiarato che la canzone più difficile da interpretare per te è “Il segreto”, un brano che ogni volta ti devasta: perché?

Il segreto non avrei mai voluto scriverlo. Mai. E’ quando perdi qualcuno e ti accorgi che il tempo non cura una benemerita XXX , anzi: più passa il tempo e più dici “cavolo, adesso sì che sarei stata una persona migliore con te accanto.” Quando partirà il tour pregherò ogni volta di non tremare quando la farò live… Ci sono ferite che condivido volentieri, tipo questa, che però mi piegano ancora. Ho deciso di inserirla nel disco proprio perché so che lì fuori c’è qualcuno che si sente come me e che sarà, non dico contento ma, meno solo.

Hai già cominciato il tuo primo tour in alcune discoteche e famose librerie: cosa si prova a cantare in luoghi in cui si ha un contatto diretto con i fan?

Il contatto diretto con ogni singolo fan mi fa sentire grata. Abbracciare qualcuno che ti ha capito e che ti stima è uno dei regali più belli che potessi ricevere. Ci sono ancora i firmacopie da fare il 14 novembre a Bologna e il 28 novembre Torino ma dal 5 Febbraio partirà lo”StalkingTour”e non vedo l’ora di cantare per loro!

Dopo X Factor 6, nel 2012, la tua musica e la tua immagine si sono trasformate: come mai questo cambiamento improvviso?

No, a dire la verità io sono stata diversa solo ad “X Factor”: è lì che mi hanno tagliato i capelli e hanno cercato di farmi fare un percorso che sentivo poco mio. Ho sempre amato lo stile Pin Up e trovo che sia bellissimo sperimentare con il look.

Con l’etichetta indipendente “Freak&Chic” hai iniziato a collaborazioni importanti tra cui quella con Immanuel Casto; cosa ha rappresentato per te l’incontro tra te e lui, due mondi apparentemente diversi e opposti?

Io e Casto abbiamo lo stesso manager il quale ha proposto me per la canzone “Crash”, dopo aver fatto uscire il video ci siamo accorti che piacevano tanto i nostri due mondi insieme e allora col tempo siamo diventati amici e abbiamo continuato a collaborare. In comune abbiamo la voglia di sperimentare e di non omologarci. Lui, pur essendo un coetaneo, ha iniziato prima di me a far uscire dischi e oltre ad essere un ottimo confidente è anche una guida per me. Quell’uomo ha coraggio da vendere.

Tu proponi un’immagine sicura, forte, quasi da “panterona”, con i tuoi capelli platino e vestiti stile Jessica Rabbit: qual è la vera Romina Falconi?

Eccomi qui: fuori molto appariscente e femmina, dentro un taglialegna. Dentro di me c’è un gruppo di boscaioli imbruttiti. Sono cresciuta a Torpignattara e non riesco a dire mezze verità: le dico tutte o niente. Inizialmente tenevo la parte esteriore sempre al centro di tutto, ora mi piace far vedere il piccolo coccodrillo che c’è in me.

Tu hai fatto una gavetta all’”incontrario”, da Sanremo sei arrivata a un talent: cosa consiglieresti ai giovani che vogliono intraprendere l’esperienza musicale?

Che si devono fare il mazzo, devono pensare che i talent non svolteranno loro la vita. Devono stordirsi di lavoro e ricordarsi che saper cantare e basta non serve praticamente a nulla, che la cosa più importante è avere un buon brano e qualcuno pronto a crederci. Il talent è un programma televisivo gestito da autori televisivi: può aiutare ma fino a un certo punto. Per costruire una carriera ci vuole sangue, orari impossibili, sudore, tachicardie e tanti “mh, le faremo sapere…” E cosa più importante: in questo lavoro non vince chi arriva primo, vince chi sa resistere in un mare di file.

Progetti imminenti?

Il tour e… ma lo sai che già ho voglia di scrivere cose nuove? Ho appena presentato 20 brani, quelli del disco, ma sarò normale? (ride, ndr).

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