Max Gazzè alla Feltrinelli di Roma: “Il mio nuovo disco? Un quadro a tutto tondo di vari colori”

Grande successo venerdì 30 ottobre per la presentazione del nuovo album di Max Gazzè, dal titolo “Maximilian“, alla Feltrinelli di Roma. La libreria di Via Appia è stata letteralmente presa d’assalto dai fan e si è trasformata per un’ora in un vero e proprio palco di concerto. Max Gazzè si è presentato al pubblico in una veste insolita, lontana dalla classica esibizione canora; con ironia e simpatia ha regalato ai presenti una vera e propria “conversazione”, fatta di improvvisazioni, domande da parte del pubblico e continui momenti scherzosi che hanno fatto diventare l’evento teatrale.

Max Gazzè presenta il nuovo album alla Feltrinelli di Roma
Max Gazzè

Max Gazzè: “Maximiliam è un’immagine che ho voluto sperimentare come un alter ego…”

Devo anche leggere i testi, – esordisce l’artista – non perché non li ricordi a memoria, ma perché l’automatismo del suonare lo strumento e cantare nello stesso tempo viene dopo un po’ di tempo.” Insieme alla sua band, l’artista ha condiviso i suoi pensieri, cominciando da dove hanno avuto origine i brani del disco “Maximilian”.

La collaborazione con Niccolò Fabi è finita a luglio, ma nel frattempo stavo già lavorando su un disco nuovo; avevo tante idee e alla fine ho deciso di prendere queste 12 canzoni e di portare avanti l’arrangiamento e la costruzione di questi brani; alla fine sono diventati 10 perché davano un equilibrio al disco. Io immagino il disco come un qualcosa che si ascolta dall’inizio alla fine, dura un momento che uno si siede sulla poltrona, si rilassa e ascolta”. Max Gazzè si è aperto completamente al pubblico, parlando come un amico, un compagno di tutti i giorni.

Ho trovato che questi 10 brani creassero un giusto equilibrio tra suoni e argomenti, tra arrangiamento e sonorità. Ho spiegato più volte che mi piace definire questo disco come un quadro con vari colori che però formano e generano un equilibrio. Oggi ho puntualizzato che preferisco il tondo al quadrato e Giorgio domani mi porterà un quadro tondo che metterò in casa, proprio per ricordarmi l’uscita di questo disco”, ha spiegato l’artista.

Max Gazzè alla Feltrinelli di Roma

Alla domanda su quale sua canzone lo emoziona di più, Gazzè non ha potuto volutamente rispondere perché, al di là del fatto che un artista compone un brano in momenti diversi, magari vent’anni fa o adesso, è nel momento in cui l’ascolti che provi un’emozione. “E’ come guardare una fotografia che ti riporta a quel tipo di sensazione , come se la foto o la canzone riportasse a uno stato emotivo di quel periodo. Anche io mi sono chiesto quale è la canzone più bella che ho scritto a vent’anni, ma non so rispondere. Adesso sono preso ad ascoltare le canzoni di questo nuovo disco, con un orecchio un po’ meno tecnico. La notte in cui è uscito il disco mi sono messo con la cuffia a riascoltarlo, e devo dire che mi piace”.

E con i suoi magistrali giochi di parole e metafore, Max ha rivelato al pubblico che secondo lui non si può confrontare una canzone del disco con un’altra. Non possiamo dire che il verde sia più importante del giallo, a livello di un equilibrio virtuale. Il giallo è giallo, il verde è verde; quindi se hai messo il giallo e il verde, vuol dire che ti piacciono entrambi i colori. La band ha arricchito l’incontro con l’esibizione dei brani del disco, che Max stesso ha definito scherzosamente delle improbabili versioni acustiche, per l’impossibilità di provare a causa della mancanza di tempo prima dell’incontro. Ma la bravura del cantautore e bassista romano ha superato ogni conformismo. Così, le note di “Mille volte ancora”, scritta in collaborazione col fratello Francesco, “Ti sembra normale”, “Nulla” “La vita com’è” hanno invaso di magia la Feltrinelli, per la gioia dei fans.

La location del videoclip “La vita com’è” – ci confida Max Gazzè – è stata scelta perché non avevamo alternativa. Jacopo Rondinelli, che è il regista del video, si è precipitato in Sicilia e ha girato delle immagini e noi ci siamo presentati una mattina mentre pioveva. Era il 16 agosto e abbiamo girato in 20 minuti. Mi sono truccato, mettendo la brillantina degli anni ’80, con tutti i capelli schiacciati da una parte, gli occhiali di un ragazzo del video e ho visto che ero veramente brutto e quindi il tutto è stato accompagnato da una situazione decadente. Qui il senso del video e il senso della canzone si accoppiano perfettamente”.

Velocissimo slalom, invece, sulla vita privata da parte dell’artista: “Valentina… se è una mia ex o no? E’ un nome, anche Teresa è un nome. A me piace l’idea di mettere nelle canzoni delle storie, che possono anche essere autobiografiche; ma l’obiettivo è renderle autobiografiche per chiunque”.

Gazzè, invece, è stato molto disponibile a dipingere la sua immagine di vita di artista nel quotidiano: “Quando sono a casa compongo principalmente col pianoforte che ti permette di visualizzare le idee; ma le idee a volte nascono anche prendendo una chitarra acustica e facendo degli accordi; ci sono tante idee che nascono da un giro di basso. Non c’è insomma nessun metodo per scrivere una canzone. La mia giornata tipo, a parte questi eventi, è molto simile a quella di tutti; a volte è atipica per le interviste, per i concerti, ma è difficile descrivere una giornata tipo, poiché se fossero tutte uguali, sarei già morto da un pezzo”.

Molto interessante è stata la descrizione stilistica e tecnica di alcuni brani, che hanno seguito strade particolari. “In una parte della canzone “In breve”, insieme a Daniele Silvestri abbiamo voluto giocare col significato che poteva avere la stessa parola mettendola in un contesto completamente diverso, per cui quella strofa lì è stata estrapolata. E’ divertente vedere come all’interno della canzone “Alzo le mani” e “In breve” la stessa frase ha un significato diverso: è stato fatto apposta”.

Ma chi è Maximiliam?
Maximiliam è un’immagine che ho voluto sperimentare come un alter ego, proveniente da un’altra dimensione; volevo fare un disco sperimentale e utilizzare i sintetizzatori musicali,  brani e non canzoni e usare apparecchiature elettroniche sia fisiche che virtuali. C’è una parte di Maximiliam in questo album con gli arrangiamenti e gli elementi camuffati e utilizzo di particolari software. Maximilian è una parte del passato e una parte del futuro”.

Gazzè non si è sottratto nemmeno alle domande più impegnative relative alle sue collaborazioni con altri artisti.

Com’è ritornare a lavorare da solista?

Lavorare con Niccolò Fabi è stata una cosa straordinaria, un’esperienza che mi porterò sempre dietro. Era il momento giusto per fare questa cosa, è nata in modo spontaneo, senza costrizione. E’ stata una scelta che è partita da noi ed è stato un grande successo emotivo. L’affetto che il pubblico ci ha regalato in questo progetto è proporzionale all’affetto che noi ci abbiamo messo nel fare questa cosa. Il 30 luglio scorso è stata una serata magica. Non ho avuto modo di capire come mi ha cambiato questa esperienza. E’ stato diverso, ma è stato anche bello ritornare a lavorare da solo”.
Per quanto riguarda la scelta di Tommaso, invece, ci confessa: “L’ho conosciuto molti anni fa e mi piaceva il modo di cantare e di scrivere. Stavo parlando con Giorgio Baldi e abbiamo deciso di cantare insieme. E’ stato un piacere e spero di lavorare con lui anche in altre occasioni”.

A presentare i brani prodotti dalla Universal Music, insieme a Max Gazzè c’erano anche Giorgio Balbi alla chitarra, Vito Sardo e  Clemente Ferrari alla fisarmonica.

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