L’avvocato criminologo Cataldo Calabretta, appena rientrato dalla quinta edizione di “Stelle del Sud”, la manifestazione organizzata dall’Associazione Assud a Camigliatello Silano, che ogni anno apre a dibattiti e interviste a tutto campo sui temi cari al Mezzogiorno italiano, alla presenza di ospiti di assoluto prestigio, si concede a Gente Vip per fare un resoconto del suo percorso professionale. Già conosciuto al grande pubblico per le sue presenze in televisione come opinionista criminologo e per la sua collaborazione con la giornalista Vittoriana Abate con la quale, nel programma di Rai 1 “Estate in Diretta”, hanno riscostruito i casi più ingarbugliati del momento, Cataldo Calabretta è anche l’avvocato civilista dell’ex comandante Francesco Schettino e di molti volti noti dello star-system. Nell’intervista esclusiva ci svela il suo modo di vivere i casi mediatici del crimine e le sue passioni.
Avv. Cataldo Calabretta dopo l’Estate in diretta su Rai Uno si racconta a Gente Vip: “Fare informazione significa offrire al pubblico tutti gli strumenti…”
Avvocato Calabretta, lei ha un percorso professionale molto prestigioso, è stato insignito anche del Premio Massimo Troisi nel 2013. Che bilancio fa della sua carriera?
Beh, fino a questo momento è più che positivo. I traguardi raggiunti mi riempiono d’orgoglio e mi danno costantemente gli stimoli per proseguire. Ho 38 anni e se potessi andare a ritroso nel tempo, da bambino sognavo di fare questo mestiere. Sono calabrese, nato a Cirò Marina in provincia di Crotone, è da lì che sono “partito” con una grande valigia carica di sogni. Mi sono sempre impegnato. Dedizione e determinazione sono le caratteristiche che mi contraddistinguono. Mi sono laureato a Milano all’Università Cattolica, ho frequentato due Master, ho conseguito il dottorato di Ricerca “Impresa, Stato e Mercato” all’Unical di Cosenza e svolgo attività di ricerca universitaria dal 2002. Ho lo studio legale a Roma e insegno diritto dell’Informazione all’Università Ecampus di Novedrate e anche al Master di II Livello in Scienze Criminologiche e Forensi dell’Università La Sapienza di Roma e sicuramente mettere a disposizione dei giovani studenti quanto ho appreso, giorno dopo giorno, facendo questo lavoro, è per me una vera e propria gratificazione, per cui ogni giorno ringrazio. Ho inoltre una vera passione per la cronaca nera, mi affascina moltissimo.
Lei è anche esperto di criminologia. E’ un volto noto di Rai Uno e la apprezziamo in veste di opinionista dei più efferati casi delittuosi degli ultimi tempi. Secondo lei, il fatto che la televisione dia risalto a questi avvenimenti, può influire negativamente sulle vicende giudiziarie?
Se si fa una corretta informazione non credo che si possa influenzare negativamente anzi, quando la cronaca giudiziaria è esercitata in maniera equilibrata in alcuni casi si possono aiutare le indagini. E non mancano gli episodi in cui le inchieste giornalistiche sono state di grande aiuto agli inquirenti. Premetto che evito di “processare” in tv, nel senso che nel pieno rispetto del diritto di cronaca prediligo il commento e l’analisi dei casi, delle inchieste giudiziarie e dei processi in corso. Il vero processo, o meglio l’unico processo ad oggi esistente è quello che si svolge nelle aule dei tribunali e serve a tutelare anche la collettività oltre che gli imputati e gli altri soggetti coinvolti, attraverso un’azione posta in essere da professionisti, che tenuti unicamente al rispetto delle regole e della Legge, sono obbligati a ricostruire una verità processuale più aderente possibile alla verità storica.
Il suo è un volto rassicurante, si denota preparazione e una grande attenzione nel trattare argomenti molto delicati: ma quanto è difficile trattare i casi di cronaca nera in tv?
Non è sempre facile. Un punto di vista non è la verità assoluta. E’ indispensabile prepararsi e conoscere le vicende giudiziarie per non commettere errori e per non deludere il pubblico. In ogni circostanza in cui ho la possibilità di farlo ribadisco quello che per me è un caposaldo della nostra Costituzione: “L’imputato non è considerato colpevole fino alla sentenza definitiva di condanna”.
Quanto influisce l’accanimento mediatico sullo svolgimento di un processo?
Può influire tantissimo. Sempre più spesso succede che attraverso uno stravolgimento dell’informazione si deforma il principio della “presunzione di non colpevolezza” e spesso nascono delle vere e proprie gogne, fondate su una presunzione di colpevolezza. Per fortuna in televisione ci sono tante trasmissioni in cui si rispetta il diritto di cronaca e la dignità delle persone coinvolte. I telespettatori hanno tuttavia il diritto di essere informati e di conoscere i fatti attraverso racconti equilibrati.
Se i media esagerano diramando notizie sbagliate o “esagerate” danneggiando la reputazione di un soggetto che non è ancora stato individuato come “colpevole” la legge in che modo punisce questo tipo di “gossip” violento?
Gli strumenti sotto il profilo giuridico ci sono. Per esempio si può denunciare per diffamazione il giornalista che offende la reputazione o attacca “arbitrariamente” una persona che per l’autorità giudiziaria ancora non ricopre neanche la posizione di indagato. In sintesi la diffamazione consiste in una “scorretta” manifestazione del pensiero e, ai fini della consumazione del reato, se l’espressione offensiva avviene a mezzo stampa costituisce un’aggravante rispetto alla diffamazione “semplice”. Il reato di diffamazione commesso col mezzo della stampa trova la sua sanzione nel nostro codice penale e produce, quando riconosciuta da un giudice, anche una responsabilità civile prevedendo un’obbligazione di risarcimento del danno nei confronti del soggetto che l’ha subita.
Con l’eccellente Vittoriana Abate, volto noto dell’informazione Rai e inviata di punta di “Porta a Porta” di Bruno Vespa, ha ricostruito i più intricati gialli degli ultimi decenni per “Estate in Diretta” su Rai Uno: cosa ci racconta di questa esperienza?
E’ stata un’occasione eccezionale e per questo ringrazio Rai Uno per la fiducia. Con Vittoriana abbiamo lavorato molto, abbiamo avuto la possibilità di curare una rubrica che è stata premiata dal pubblico ottenendo buoni risultati in termini di ascolti. All’interno di un contenitore, come quello di Estate in Diretta, condotto da due validi professioni come Eleonora Daniele e Salvo Sottile, abbiamo approfondito alcune tra le più note vicende di cronaca nera del nostro Paese. Attraverso uno stile rigoroso e documentaristico e grazie alla preziosissima guida del regista Luca Bugliarello, lo spettatore è stato accompagnato alla scoperta, o talvolta alla riscoperta, di casi avvincenti e intricati con l’esclusiva finalità di aumentare le informazioni in suo possesso relativamente a questi fatti. Fare informazione significa offrire al pubblico tutti gli strumenti necessari per costruirsi una sua visione dei fatti, senza cadere nella trappola della volgarità.
Ma qual è la caratteristica professionale che contraddistingue un avvocato?
E’ essenziale avere tanta passione per il diritto, non si deve smettere mai di studiare e serve una buona dose di curiosità intellettuale. La passione anima ogni momento della mia giornata.
E’ anche l’avvocato civilista di Francesco Schettino, condannato in primo grado nel processo che si è svolto a Grosseto per il naufragio della Concordia. Ha anche curato la prefazione del libro che ripercorre le tappe di questa vicenda giudiziaria nota in tutto il mondo. Come mai ha deciso di difenderlo?
Ho seguito con molto impegno questa vicenda giudiziaria. E’ stata un’occasione “unica” sotto il profilo della mia crescita professionale, ho accettato questo incarico tre anni fa, avevo 35 anni e sono stato “catapultato” in un evento senza precedenti. Al di là dei profili di responsabilità, il Comandante Schettino credo che abbia subìto, e stia subendo, un attacco alla sua persona senza precedenti. E’ stato senz’altro vittima di un accanimento mediatico, andato oltre le risultanze obiettive. L’intento del mio lavoro è sempre stato quello di tutelare la sua privacy, costantemente violata, attraverso i mezzi di informazione cercando di far rispettare alle testate giornalistiche, sia di carta stampata e sia televisive, i criteri di verità e continenza della notizia. Troppo spesso, alcuni esponenti del mondo dell’informazione sono divenuti essi stessi protagonisti del processo mediatico, che purtroppo si è innescato fin dall’inizio di questa tragica vicenda. Credo sia stato il processo italiano più noto del mondo. Sono convinto che addossare tutte le colpe al comandante sia stata una soluzione quasi scontata, quasi come se ci fosse un “obbligo”. Sono amareggiato perché è stato riconosciuto il reato di abbandono nave che risulta essere infamante e a mio avviso assolutamente inesistente. Molti testimoni ascoltati durante le fasi del dibattimento sono stati concordi nel sostenere che il Comandante Schettino non abbandonò la nave se non quando non poteva fare altrimenti. E questo è agli atti”.
Lei è il legale di moltissimi personaggi dello star-system del nostro Paese. Ovviamente sarà legato a tutti loro indistintamente.
Inevitabilmente si creano dei solidi rapporti di amicizia. In loro credo, li sento tutti i giorni, mi batto e ottengo risultati proprio per questo: perché un rapporto professionale di questo tipo deve essere fondato sulla stima, sulla correttezza, sulla fiducia. Non è un caso che i miei migliori amici sono due noti personaggi della tv nonché due straordinari professionisti: Roberta Morise, conduttrice di Easy Driver su Rai Uno e Savino Zaba, conduttore tv e radiofonico e attualmente concorrente dello show più seguito di Raiuno “Tale e Quale Show” condotto dall’insuperabile Carlo Conti.
E’ noto anche il suo rapporto professionale e di grande amicizia con la splendida Elisabetta Gregoraci. Con lei ha promosso due campagne di sensibilizzazione che hanno avuto una grande risonanza nel nostro Paese: ci racconta come sono nate queste iniziative?
Elisabetta è una donna straordinaria. Sono fiero di lei e di essere un amico che lavora al suo fianco da diversi anni. Nel 2009 è partita la campagna inerente l’utilità del sangue cordonale ed Elisabetta Gregoraci ne è divenuta testimonial. Abbiamo organizzato tante iniziative e abbiamo ricevuto molti attestati di stima per aver avviato un progetto volto a migliorare il livello delle informazioni su una materia complessa che è governata da una normativa ancora piuttosto carente in Italia. Molte mamme in attesa non sono ben informate su tutte le varie possibilità ed arrivano al momento del parto senza aver deciso nulla. Su una materia così importante in Italia c’è un vuoto legislativo intollerabile rispetto agli altri paesi d’Europa dove la situazione è regolamentata in modo migliore: e se si pensa che le cellule staminali estratte dal cordone possono essere trapiantate per curare varie patologie: linfomi, leucemie, aplasie midollari, talassemie, immunodeficienze congenite, alcuni difetti metabolici la situazione appare ancora più paradossale. L’altra campagna d’informazione, avviata di recente, è volta ad educare sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce nella lotta ai tumori. Si chiama “Regalati la prevenzione”. Ho pensato di far scendere in campo con me alcuni numeri uno del mondo della medicina, della comunicazione e dello spettacolo per ricordare a tutti che un corretto stile di vita, così come frequenti controlli medici specifici possono essere i nostri migliori alleati per scongiurare l’insorgere di gravi patologie. Abbiamo avuto il supporto scientifico del professor Francesco Schittulli, senologo-chirurgo oncologo di fama internazionale e Presidente della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e della dottoressa Anna Caparra dell’Università La Sapienza di Roma”.