Il fenomeno del Divismo nacque quando si attribuirono a certe persone di particolare valore, sia esso artistico, politico o culturale, un grado di ammirazione e d’importanza decisamente fuori dal comune. Questo riconoscimento di massa è collegato principalmente al cinema, ai suoi attori e al mondo della musica ma vanta un’origine molto antica. Già nell’antica Roma gli imperatori erano considerati di origine divina e chiamati “Divi”.
Il Divismo e le sue origini
L’iperbole, perché di questo si tratta, di un’esagerazione elevata ai massimi livelli, coinvolgeva a quel tempo anche famosi gladiatori o attori di teatro. Nel medioevo, questo fenomeno sparì quasi completamente mancando nelle società del tempo l’occasione e i personaggi adatti al culto della personalità. Il fenomeno si riaffacciò nell’800 quando gli Europei, con la pace di Vienna, ottennero decenni di tranquillità e poterono recarsi a teatro per ammirare le loro beniamine. Cantanti come Maria Malibran o attrici come Sarah Bernhardt furono considerate dalla gente vere e proprie “dive” e furono osannate e seguite nei teatri del continente.
Con la nascita del cinema, il fenomeno si propagò a macchia d’olio. I primi filmati non riportavano mai i nomi degli attori ma solamente quello della Casa di Produzione. Il pubblico però era curioso di sapere chi fossero gli uomini e le donne che, con la loro recitazione, sapevano suscitare sentimenti di gioia o di commozione. Le Case Cinematografiche furono perciò bombardate di richieste su chi fossero gli interpreti dei film. Alla fine esse si decisero di pubblicare i nomi degli attori, avendo compreso che questo li favoriva economicamente. Di bocca in bocca, i nomi degli interpreti salirono velocemente ai trionfi del pubblico, creando in tal modo il fenomeno che oggi chiamiamo “Divismo”. Gli attori furono chiamati in America “stars” e in Francia “vedettes”, alimentando il culto della personalità in tutto il mondo. Cinsero così l’alloro di Divo, eroi romantici come l’efebico Rodolfo Valentino, personaggi comici del valore di Buster Keaton e Charlie Chaplin, attrici strappalacrime come Gloria Swanson o il nobile, decadente mittel europeo Erich von Stroheim.
In Italia, il film muto produsse dive del calibro di Francesca Bertini ed Eleonora Duse. Tra le due guerre, diventò famoso e perciò adorato da tutte le spettatrici Amedeo Nazzari, uomo bellissimo e dotato di un fascino irresistibile. Con la sua recitazione un poco ruvida e la voce cavernosa fece sognare generazioni di adolescenti. Dopo la guerra, il Divismo diminuì a causa dell’abuso che il fascismo ne aveva fatto nella persona del Duce durante il Ventennio. Nacque così il Neorealismo, che portò sullo schermo persone prese dalla strada che nulla avevano dei “Divi”. Tutto questo ovviamente non poteva durare, il pubblico aveva bisogno di miti da ammirare perciò sorsero nuove stelle come Marylin Monroe o Brigitte Bardot.
In America furono lanciate attrici che, forse, non raggiunsero il livello di Diva ma che lasciarono comunque una profonda traccia di sé tra il pubblico: Audrey Hepburn, Jane Fonda, Jean Harlow e Shirley MacLaine, solo per citarne alcune. Con la nascita del Western si affermarono anche molti nomi maschili come Clark Gable, John Waine, Charlton Heston e il bellissimo Paul Newman.
In Italia sorse il filone degli Spaghetti Western, che resero famosi attori quasi tutti americani come Clint Eastwood, Lee Van Cleef.
Bravissimi attori italiani diventarono “Divi” per i teenager delle nostre città, come Giuliano Gemma, il tenebroso Andrea Giordana e Terence Hill (al secolo Mario Girotti.)
E i Divi contemporanei?
Mi vengono in mente intramontabili cantanti come Lucio Battisti, Vasco Rossi e Mina tanto per citarne qualcuno dell’empireo della musica. Poi attori quali Leonardo di Caprio, che abbiamo visto in questi giorni all’Amfar Gala a Cannes, che gettò nel delirio frotte di ragazzine adoranti. Non posso certo tacere il bel Johnny Depp, cinque volte ironico e invincibile pirata.
Per par condicio citerò ancora, tra le attrici, la valente Julia Roberts, Woopi Goldberg, Meryl Streep e Laetitia Casta, elevata in Francia addirittura al rango di “Marianna”, la personificazione della Nazione francese. Citerò per ultime le italiane Monica Bellucci, Monica Vitti e Carla Bruni, diventata “premier dame” dei nostri cugini d’oltr’alpe.