Coronavirus: a che punto siamo con il vaccino? Pio Conti dice la sua

Coronavirus, ci sono novità in merito al vaccino?

Coronavirus – In questo momento alla realizzazione del vaccino è impegnato l’intero pianeta. Esistono oltre 160 metodi di vaccinazione, ma quelli più accreditati sono pochi. Attualmente ci sono almeno 6 strategie per realizzare un vaccino: l’utilizzo di virus attenuati, di virus inattivati e di parti del virus; filamenti del Dna e Rna (il messaggero che trasferisce l’informazione genetica del Dna alle proteine), o impiegando virus non patogeni. L’ obiettivo è comune: dopo vari passaggi su cellule immunitarie, si vanno a stimolare quelle di tipo B che producono gli anticorpi contro il coronavirus.

Virus e vaccino: Sembra che i russi ce l’abbiano fatta?

Coronavirus – Pio Conti afferma «L’articolo che presenta il vaccino Sputnik V, annunciato da Putin l’11 agosto scorso, è stato pubblicato in Russia senza evidenza di revisione internazionale, nel linguaggio tecnico peer review. Come è noto gli articoli scientifici prima di essere pubblicati devono essere validati da arbitri esperti (referees), ma questo per il vaccino russo non sembra essere avvenuto. Quello realizzato a tempo di record e registrato solo in Russia è stato generato da proteine del capside dell’adenovirus umano usato come vettore (cargo) e modificato attraverso l’ingegneria genetica».

Coronavirus,
Coronavirus: a che punto siamo con il vaccino? Pio Conti dice la sua

Con quali possibili conseguenze, per usare un linguaggio più profano?

Il professore Pio Conti continua affermando «Il vaccino Sputnik V non mostra evidenze chiare in termini di efficacia e sicurezza. La sua realizzazione a tempo di record non sembra rispettare quelli che devono necessariamente trascorrere nelle 3 diverse fasi di realizzazione. La prima, che certifica la sicurezza e l’efficacia della risposta immune al Coronavirus, richiede alcuni mesi. Così come la 2 e la, 3 relative ai tempi di somministrazione e alle risposte individuali ai test, con il conseguente controllo del rischio di infezione e dei vari effetti collaterali. Quest’ultima dalla durata minima di 4-6 mesi».

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