Dal 19 al 31 gennaio, al teatro Quirino di Roma, andrà in scena un capitolo importante della storia antica della Capitale: “Nerone, duemila anni di calunnie”, uno spettacolo interpretato e scritto da Edoardo Sylos, con Angelo Crespi.
Una Roma grandiosa che vestiva i panni imperiali dell’epoca che fu, un incendio, e un personaggio storico che non ha mai goduto di ottimo fama. L’opera Nerone, duemila anni di calunnie, liberamente tratta dall’omonimo saggio di Massimo Fini, racconta di come l’imperatore fu ingiustamente accusato di essere il mandante dell’incendio che arse Roma e tenta di svelare chi era realmente Nerone, rispondendo ad alcune domande che ancora oggi restano controverse: questo noto personaggio dell’antichità era davvero il megalomane precursore della moderna scena politica? A chi si rivolgeva quando cantava o recitava brani in greco? Cosa si nascondeva dietro la figura – troppo costante – della madre Agrippina, che lo tormenterà proprio all’inizio dello spettacolo?
Massimo Fini: “Nessun personaggio storico ha mai goduto di cattiva stampa come Nerone”
Si legge nel saggio di Massimo Fini: “Nessun personaggio storico ha mai goduto di così cattiva stampa come Nerone. Alcuni autori cristiani ritennero che fosse addirittura l’Anticristo. In realtà è certo che questo imperatore chitarrista, cantante, poeta, attore, scrittore, curioso di scienza e di tecnica, fu un unicum nella storia dell’Impero Romano. Le élite economiche e intellettuali del tempo non lo capirono, oppure lo capirono fin troppo bene e per questo lo osteggiarono ferocemente costringendolo, alla fine, al suicidio“. Un personaggio politico scomodo e di “difficile gestione” dunque? Può darsi. Nello spettacolo di Edoardo Sylos, tanti sentimenti contrastanti: tra paura, passione e amore, tra riflessioni tragiche e allucinazioni, tra l’ambiente pubblico della corte imperiale e quello privato fatto di complotti e segreti, si scoprirà, forse un po’ di più di quello che conosciamo, chi era realmente il tanto famigerato e odiato Nerone.