Era il 1960 quando la missione Apollo riempiva tutti i giornali e telegiornali, il pensiero di tutte le casalinghe era che, nel duemila avremmo tutti mangiato pillole e cubetti, polveri e liofilizzati che, avrebbero sostituito ore in cucina. John Glenn fu il primo cosmonauta a parlare di cibo nello spazio e a dichiarare apertamente che la dotazione di cibo che loro avevano a disposizione era veramente schifoso e immangiabile ma, pian piano il cibo è diventato più decente e mangiabile. Su Rai 1 nel programma “Uno mattina” l’astronauta Umberto Guidoni ha dichiarato che nelle sue missioni, riusciva a reidratare i cibi che gli venivano forniti ma il gusto lasciava un po’ a desiderare, sullo Skylab c’erano i primi cibi surgelati, e già era un grande passo avanti ma, la novità di oggi è che anche i vegani possono mangiare durante le missioni spaziali, ed almeno per qualche pasto alla settimana si può contare sul proprio piatto preferito.
Gli astronauti oggi si portano dietro lasagne, sushi o gulasch. Il piacere della tavola è senza ombra di dubbio uno dei pochi rimasti e, si riscontra anche negli astronauti che, vengono addestrati a superare stress fisici e psicologici durissimi ma a tavola sono molto vulnerabili. Nelle missioni più lunghe sarebbe davvero cattiveria pura privare i nostri astronauti del piacere di mangiare bene anche perché, a detta di Guidoni, il momento del pasto è l’unico nel quale tutti i cosmonauti sono riuniti ed è quindi un momento di convivio anche nello spazio. L’Italia ha ultimamente stretto un patto con tutte le nazioni europee per gestire e distribuire i pasti in tutte le missioni nello spazio. Anche lassù riusciamo ad essere eccellenti. Bravi…