Desiderato, voluto, atteso, Roberto Benigni è arrivato a Sanremo 2011 su un cavallo bianco, (lo vediamo nel video youtube), sventolando il tricolore accompagnato da un garibaldino per viaggiare nella storia d’Italia con uno show sull’Inno di Mameli, partendo dai giovani eroi di Garibaldi fino ad arrivare alle giovani escort di Berlusconi.
Metà dell’intervento, che ha suscitato un crescendo di ascolti, è dedicato all’attualità politica e con il Premier – cui consiglia di andare a dormire perché tra lui e Santoro è serataccia – per poi spiegare pezzo per pezzo l’inno di Mameli: in fondo un’esortazione a un nuovo Risorgimento, che si chiude con un omaggio al suo Dante e con un’intensa, poetica, reale interpretazione dell’Inno, come l’avrebbe cantata un ragazzo di vent’anni che lotta per la sua patria, non per l’Italia dei suoi padri ma per quella dei suoi figli. Lontana da quella fanfara un po’ caciarona che invade gli stadi italiani. Commovente. Straordinario.
Dopo aver ‘riportato’ Dante agli italiani con TuttoDante, Roberto Benigni ha tentato ‘l’impossibile’, dare seguito all’esortazione di Massimo d’Azeglio, ‘Fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani’. Perdonateci l’iperbolico paragone, ma metà del suo intervento l’ha dedicato a ricordare gli eroi del Risorgimento, in un continuo gioco di rimandi sottili (e non) all’amato Silvio. Cavour, Vittorio Emanuele II, Garibaldi sono evocati con l’eco delle loro gesta e strumento per affrontare i temi di oggi, dalla Fiat che lascia Torino al Caso Ruby, dalla ‘caduta’ dei Savoia (passati dall’incontro a Teano con Garibaldi a quello con Pupo a Sanremo) all’Italia minorenne che oggi va tanto di moda (“150 anni per una nazione cosa sono, nulla… è una bambina, è una minorenne…”).
La spiegazione dell’inno, quartina per quartina, viene dopo una buona ventina di minuti dedicati all’attualità, partendo da Morandi e dal suo Sanremo. Non è ancora sceso dal cavallo che lo ha condotto sul palco attraverso la platea, che subito fa capire di cosa ha intenzione di parlare: “Quando mi hanno di detto ‘Entri a cavallo… ‘ beh, è un periodo che ai cavalieri non va tanto bene’”. Si scalda il clima con Morandi (“Beh, tu ne hai scritta una su Garibaldi, Uno su Mille ce la fa… e poi ho visto che per Par Condicio avete invitato Barbarossa”) e gira intorno al tema dell’Inno d’Italia con una sorta di preambolo storico che serve da specchio all’attualità politica.