“La Procura compia seri e approfonditi accertamenti nella caserma dei carabinieri di Arce”, questa la richiesta avanzata da Guglielmo Mollicone, padre di Serena, la diciottenne assassinata ad Arce nel giugno del 2001, intervenuto ieri pomeriggio alla presentazione, moderata dall’avvocato Cataldo Calabretta, del libro “Il Mistero del Bosco” del giornalista Pino Nazio, tenutasi presso l’Università eCampus in Via del Tritone 169. “Serena ha trovato la morte perché intenzionata a denunciare un giro di droga in cui sarebbe stato implicato, tra gli altri, il figlio dell’allora Maresciallo Franco Mottola, comandante della locale stazione dei carabinieri”, ha detto Mollicone.
“Ho saputo – ha proseguito – che in uno degli appartamenti della caserma manca una porta e proprio in corrispondenza di questa porta mancante èvisibile una grossa macchia di acido. Circostanza di per sé inspiegabile, ma non se si riprendono le dichiarazioni del brigadiere Santino Tuzi, l’ultimo ad aver visto Serena viva la mattina del 1 giugno 2001. Tuzi la vide entrare in caserma, ma non la vide uscire e questo, a mio avviso, può significare una cosa sola: che è proprio lì, tra quelle mura, che mia figlia ha trovato la morte, magari durante una colluttazione”. La macchia di acido sarebbe, secondo Mollicone, la prova che qualcuno tentò di cancellare le tracce del delitto. “Ho consultato diversi periti – ha affermato ancora – e tutti mi hanno confermato che le mattonelle del pavimento potrebbero aver assorbito il sangue di Serena e quindi trattenuto residui significativi. Basterebbe solo indagare più a fondo e fare dei rilievi mirati”. Santino Tuzi, non può aggiungere altri elementi: secondo la versione ufficiale si è tolto la vita sparandosi con la pistola di ordinanza nell’aprile del 2008, proprio alla vigilia di un importante interrogatorio-confronto con il Maresciallo Mottola. I familiari, tuttavia, non hanno mai accettato la tesi del suicidio. In particolare la figlia Maria, anch’essa presente all’evento, ha chiesto che vengano al più presto riaperte le indagini sulla tragica scomparsa del padre, ribadendo come “mio padre non avevaalcun motivo per suicidarsi. Aveva addirittura comprato una scheda telefonica nuova: chi ha intenzione di farla finita non compra una scheda telefonica nuova!”. “Il Mistero del Bosco s’inserisce nel novero delle tante iniziative che hanno l’obiettivo di mantenere alti i riflettori su questo caso, – ha concluso Pino Nazio, giornalista, sociologo e autore del libro – sono tanti gli elementi, e il libro li elenca tutti, che indicano chiaramente chi sono i responsabili dell’omicidio di Serena. L’auspicio è che ora si analizzi ogni dettaglio, si mettano da parte timori e favoritismi e si arrivialla verità su questa dolorosa vicenda. Perché la morte di Serena non può e non deve aggiungersi all’enorme e polverosa mole dei delitti irrisolti che hanno insanguinato e continuano a insanguinare il nostro paese”.