Vittorio De Sica: L’intramontabile a 40 anni dalla sua morte

Sono trascorsi quarant’anni dalla morte del geniale attore Vittorio De Sica,  non l’abbiamo dimenticato, e non lo dimenticheremo mai. Ricordiamo con caloroso affetto e infinita stima il celebre artista, regista, e sceneggiatore italiano, adottato da Roma e adorato da Napoli. E’ ritenuto uno dei padri del Neorealismo cinematografico e uno dei più grandi registi della Commedia Italiana. Con gli attori Marcello Mastroianni e Nino Manfredi rappresenta la Ciociaria recitata nelle scene cinematografiche.  Vittorio De Sica, ha avuto due famiglie, due mogli, tre figli, ma non ha fatto mai mancare loro l’affetto, infatti, per essendo divorziato, non seppe mai rinunciare alla sua prima famiglia.

Quarant'anni fa in Francia moriva Vittorio De Sica
Quarant’anni fa in Francia moriva Vittorio De Sica

Avviò così una doppia vita, con doppi pranzi  tanto che per essere presente in tutte le feste subiva uno stress non indifferente. Si narra che alla Vigilia e all’ultimo dell’Anno mettesse l’orologio avanti di due ore in casa della Mercader (sua seconda moglie, madre dell’attore Cristian De Sica, al cinema dal 6 novembre con il film La scuola più bella del mondo) per poter festeggiare. La prima moglie accettò di vivere un matrimonio di parvenza pur di non togliere alla figlia la figura paterna. Come regista De Sica ha vinto quattro premi Oscar, ma il suo esordio avviene nei panni d’attore, nel 1917, quando Edoardo Bencivenga gli offre un ruolo nell’Affaire Clémenceau.

La sua carriera d’attore si riconferma con il regista Mario Camerini che lo sceglie per recitare nel film “Gli uomini, che mascalzoni”, siamo nel 1932, anno in cui scrive l’appassionata canzone:“Parlami d’amore Mariù” una delle più belle canzoni e  rappresentative dell’epoca!
Il suo esordio dietro la macchina da presa arriva nel 1939 con la commedia Rose scarlatte, mentre a partire dal 1943, con “I bambini ci guardano”, inizia la sua esperienza cinematografica neorealista.

La sua carriera da regista prosegue con un film a tema religioso ambientato a Roma, durante l’occupazione. De Sica scriverà quattro grandi capolavori del cinema mondiale, coadiuvato dallo sceneggiatore Cesare Zavattini: Sciuscià (1946) e Ladri di biciclette (1948) che gli valgono due Oscar nel giro di due anni. E poi Miracolo a Milano (1951), ispirato al romanzo Totò il buono, e Umberto D. (1952), film dedicato a suo padre. Nel 1954 il successo nel mondo della regia arriva con “L’oro di Napoli”, in questo film in cui recita anche interpreta il Conte Prospero appassionato di gioco d’azzardo. Nel 1960 con La ciociara, racconta le vicende di una madre e di una figlia che cercano di sopravvivere durante la seconda guerra mondiale. Il film prende spunto dal romanzo di Alberto Moravia, interpretato da Sophia Loren che vinse l’Oscar per essere la prima donna straniera a vincere il riconoscimento come migliore attrice.

De Sica continua a lavorare con Sophia Loren nel film “La Riffa”, poi insieme a Marcello Mastroianni in “Ieri, Oggi e Domani”(1963), film che gli valse l’Oscar. Un altro film importante fu “Matrimonio all’italiana”, che descrive la storia di “Filumena Marturano” di Eduardo De Filippo, e “I girasoli”. Altra attrice con cui ha recitato è stata Gina Lollobrigida, famosa la loro interpretazione del maresciallo e della bersagliera in Pane amore e fantasia, primo episodio della trilogia omonima Pane amore e Fantasia. 

Nel 1970 riceve il quarto Oscar per il film “Il giardino dei finzi continui”, descrive della persecuzione di una famiglia ebrea di Ferrara nel periodo fascista. Nel 1974 nonostante la sua malattia continua a lavorare al suo ultimo film “Il Viaggio” tratto da una novella di Luigi Pirandello interpretato da Sophia Loren e Richard Burton. L’addio al Cinema avviene on la sua morte a Neully sur Senne (Francia) il 13 novembre.

Vittorio De Sica è stato è lo è ancora oggi un regista geniale e poliedrico, che attraverso i suoi film, ha scritto e interpretato la storia del Cinema. Per questa ragione lo ringraziamo e lo ricordiamo con le sue stesse parole “La letteratura ha scoperto da tempo questa dimensione moderna che puntualizza le minime cose, gli stati d’animo considerati troppo comuni. Il cinema ha nella macchina da presa il mezzo più adatto per captarla

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