Michele D’Anca: “Sarei perfetto per un personaggio in costume d’epoca”

Ha ancora cucito addosso il ruolo di Sebastian Castelli, uno dei protagonisti della soap italiana Centovetrine  e moltissimi italiani lo hanno amato e continuano ad amarlo per questo: Michele D’Anca si è fatto apprezzare dal pubblico non solo per la sua innegabile bellezza, ma soprattutto per la sua grande capacità interpretativa. L’artista ha cominciato la sua carriera da basi solide e importanti, diplomandosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico; si è cimentato da subito in importanti progetti teatrali, come  Zio Vanja di Anton Cechov. Il suo volto e il suo stile interpretativo attira subito l’attenzione dei registi, che lo vogliono in serie  tv di rilievo come Incantesimo 3 su Rai Uno, Ricominciare, La squadra 3, Filippo, Caterina e le sue figlie, Il maresciallo Rocca 5, Provaci ancora prof 2, Il generale Dalla Chiesa,  Don Matteo 6 e Caccia al Re – La Narcotici. Per l’attore arriva anche il cinema con “Li chiamarono…briganti” di Pasquale Squitieri e molti lavori di doppiaggio, per la sua voce veramente sensuale e particolare. Un ruolo diverso dall’attore questo, ma capace di sottolineare non solo le  sue capacità libere di interpretazione, ma anche quelle tecniche. Michele D’Anca è un uomo ricco di cultura, disponibile, aperto alle mille possibilità e soprattutto amante del suo lavoro, che lo descrive, raccontandosi a Gente Vip, con parole davvero sentite  e profonde. D’Anca sta preparando alcuni progetti teatrali in cui metterà in scena tutta la sua creatività e il suo essere un vero e grande attore.

Michele D'Anca intervista esclusiva a Gente Vip
Michele D’Anca

Michele D’Anca: “Sto lavorando al testo di un mio progetto teatrale”

Testimonial della linea di abbigliamento formale Pacifico Store, molto conosciuta a Roma: quanto c’è di Michele D’Anca in questi abiti?

Sì, ho fatto un servizio fotografico per loro: c’è tanto, perché c’è il mio corpo, ovviamente. E’ uno stile che mi piace; stimo il lavoro di Emiliano Pacifico, che è un mio caro e vecchio amico e penso che sia un’eleganza innovativa, soprattutto per i tessuti e la fattura  degli abiti. Mi ha fatto piacere indossare i suoi capi di abbigliamento.

Ti abbiamo visto di recente al circo degli Orrori, nel tendone a Capannelle, coinvolto a sorpresa nello  sketch comico di Bittle Juicee Suor Domizata. Come ti sei trovato in un ambiente artistico insolito per te?

Sono stato coinvolto per tutta la durata dello spettacolo: è stata una bellissima serata, una bellissima esperienza. Io amo il circo. Loro fanno uno show ricco di sketch comici e io ho anche una mia vena comica, che purtroppo non si conosce, perché mi fanno sempre interpretare i ruoli dei cattivi, di cui sono anche stanco sinceramente. Vorrei divertirmi a recitare qualche commedia, ma evidentemente i nostri produttori hanno poca fantasia e non sanno che l’arte dell’attore è l’arte della trasformazione. Mi piacerebbe fare qualcosa all’interno di esso, anche il clown, perché comunque fa parte sempre del mio lavoro. Nel circo c’è un bellissimo rapporto con il pubblico che si crea immediatamente; è un pubblico diverso, molto giovane, ci sono molti bambini e questo stimola molto. E’ stato divertente improvvisare: come attore amo mettermi nelle situazioni e giocare.

Che rapporto hai con la moda?

Il rapporto che ha qualsiasi fruitore, qualsiasi cliente. Ho i miei stilisti preferiti ma non seguo la moda, perché penso che ognuno debba avere un suo stile. Al di là dei servizi fotografici o del fare il testimonial, ho il rapporto di qualsiasi altra persona.

Molti continuano a ricordarti per il bello della soap italiana  “Centovetrine”: cosa ti ha regalato questa esperienza? Che ricordo conservi?

Più che il bello, magari per il bravo! Sebastian è un personaggio molto affascinante e, come si suol dire, ha “acchiappato” molto il pubblico. Sono felice che questo protagonista abbia funzionato; manca anche molto, perché molta gente vorrebbe ritornare a seguire Sebastian Castelli e seguirmi. L’esperienza con “Centovetrine” sicuramente mi ha regalato il successo, la fama, perché ormai sono conosciuto in tutta Italia e all’estero. Mi ha dato tanta notorietà, è stato un gran bel palcoscenico e ho avuto la possibilità di mettermi alla prova con un ruolo veramente grande. E’  stata per me una sfida che secondo me ho vinto, perché questo Sebastian è piaciuto sempre di più e avrebbe continuato a crescere ancora di più. Mi ha regalato bellissimi momenti, di grande intensità lavorativa; sono stati 5 anni molto intensi, dove ho fatto bellissime amicizie, c’era un bel clima tra noi a San Giusto Canavese, sia tra attori, che tra  tecnici. Non potevo desiderare di meglio in quel momento.

Uno dei tuoi primi amori è stato il teatro, tanto che ti sei diplomato all”Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Ti piacerebbe impegnarti nuovamente in questo genere artistico?

Certamente, tanto è vero che adesso, dopo tanti anni di televisione, sto riprendendo i contatti con il mondo del teatro e sto lavorando al testo di un mio progetto teatrale che spero di mettere in scena presto. Il teatro è stato il mio primo grande amore, la vocazione è nata grazie a lui e vorrei tornarci con qualcosa di mio: una mia creatura, qualcosa di particolare magari con qualche testo classico. Il teatro in questo momento non naviga in acque molto felici, rispetto a quando iniziai io. Passare dalle idee ai fatti è un po’ più complicato, ci vuole più attenzione: io spero di poterlo fare.

La tua voce è davvero inconfondibile e affascinante, e non a caso uno dei tuoi lavori principali è il doppiatore; si provano le stesse emozioni a lavorare dietro e davanti alle quinte? Cosa preferisci?

No, sono totalmente diverse: io amo essere un attore, non un doppiatore. Per me è una specializzazione che in molti momenti della mia vita mi ha dato  tanto e anche tanti amici. Io amo essere libero nella mia creazione, nella mia interpretazione. Quando si fa il doppiaggio invece si è vincolati ai tempi, ai ritmi, alle espressioni dell’attore che devi toccare, c’è molta più velocità: devi guardare, leggere, provare e poi registrare. E’ molto tecnico e questo per me è un limite. Il doppiaggio comunque ha il suo fascino, soprattutto quando lavori con personaggi importanti, per film particolari. Però preferisco stare in palcoscenico o, ancor di più, davanti a una macchina da presa; amo fare un lavoro sul testo, con prove mie personali, per arrivare al personaggio in maniera diversa.

Come consideri  il mondo della televisione oggi?

Sta cambiando molto, non so se per la crisi economica. C’è una fetta di ciò che era la nostra produzione, che non è più orientata verso i prodotti italiani. Si preferisce comprare quelli esteri, preconfezionati, si spende poco e si doppia, magari male e spesso queste produzioni hanno anche successo. Si spera ora che con un nuovo corso della Rai si possa aprire un mercato internazionale che punti sulla qualità. Allora potranno nascere dei progetti che hanno dei fondi, con i quali si può investire e magari fare una scelta di attori di qualità. Noto anche che spesso i protagonisti sono sempre le stesse facce e questo non può andare bene, a differenza di tanti prodotti stranieri che vengono interpretati da sconosciuti o da gente di talento che non fa parte dello star system, ma che poi hanno grande successo. Spesso siamo annoiati dalle stesse voci, dagli stessi volti, non si ha il coraggio di rischiare. Non abbiamo una mentalità industriale in  Italia e spesso si punta solo a fare un piccolo share e un po’ di pubblicità.

Con il pubblico che rapporto hai?

Ottimo, sono molto disponibile, faccio autografi quando me lo richiedono. E’ bello perché il pubblico mi dà tante belle emozioni, ricevo tante belle parole. Io sono un attore e fa mi  piacere; bisogna ricordare che un attore senza pubblico non esisterebbe.

Fuori dalle parti che tipo sei?

Questo lo dovreste chiedere a chi mi frequenta, io non lo posso dire. Comunque sono un individuo creativo,  che deve sempre tenere impegnata la mente per creare delle cose; sono una persona tranquilla che ha molti interessi nella sua poliedricità, come la fotografia.

Per sentirti completo e sereno, hai bisogno di una persona accanto?

Se è la persona giusta sì, altrimenti non ti senti bene e non puoi esser sereno. Il problema è che è difficile incontrare la persona giusta.

Che cosa ti attrae di più di una donna?

L’intelligenza, la sua sensualità e la simpatia.

La tua vita sentimentale in questo periodo?

Sono single.

Un ruolo che vorresti interpretare?

Tutti, purché siano bei ruoli, purché abbiamo storie interessanti da raccontare. Ad esempio i classici, come Amleto o nel panorama della fiction italiana, al di là dei vari stereotipi,  il commissario di polizia, il  magistrato. Le lotte dure per me sarebbero un bel ruolo. Penso che sarei perfetto per un personaggio in costume d’epoca; mi ispira,  forse per la mia formazione teatrale.

Hai dei progetti in questo momento?

Ho ripreso a lavorare con il doppiaggio; si cerca sempre di seminare, per trovare delle produzioni e, come detto prima, sto preparando questo progetto teatrale che poi vorrei portare in tournée.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui