Le Mani dentro la città: La fiction di Canale 5 tra consensi e questioni legali

Si avvia verso la conclusione la fiction di Canale 5 “Le mani dentro la città”. Venerdì 11 aprile 2014 è andata in onda la quinta e penultima puntata della serie. Il bilancio non è pienamente positivo visti gli ascolti anche se la puntata si è aggiudicata il venerdì sera essendo stato il programma più visto con i suoi 3.472.000 affezionati per uno share del 14.51% vincendo la sfida contro “La pista” di Rai 1 e “Colorado” su Italia 1. Ma non si può certo considerarlo un successo. Forse ci si aspettava di più dall’ultima fatica di Pietro Valsecchi, visto che ha prodotto molte altre fiction dello stesso genere poliziesco che hanno riscosso maggior successo come “Squadra Antimafia- Palermo oggi”. La serie, con Simona Cavallari nei panni del commissario Viola Mantovani e Giuseppe Zeno nelle vesti dell’ispettore Benevento, racconta delle indagini mosse in seguito alla morte di una ragazza e che vedono il coinvolgimento di una famiglia affiliata alla ‘Ndrangheta. La si può considerare l’ultima creazione che racconta l’Italia criminale. Dal “Capo dei capi” al “Clan dei camorristi”, passando poi per “Squadra antimafia” e “Ultimo”, la Taodue di Pietro Valsecchi ha raccontato la diffusione nel nostro territorio delle organizzazioni criminali.

Le mani dentro la città fiction Canale 5 con Simona Cavallari e Giuseppe Zeno

Il regista della fiction Le mani dentro la città Alessandro Angelini ha così dichiarato: “A questo grande affresco mancava il Nord Italia e in particolare Milano, dove per troppo tempo non si è voluto vedere come goccia dopo goccia la ‘Ndrangheta sia penetrata all’interno delle istituzioni, delle fabbriche, delle banche, riciclando gli enormi ricavi dei traffici illeciti in attività legali”. “Lo stile del nostro racconto – prosegue il regista – è realistico così come lo è l’alternarsi di vittorie e sconfitte, la fatica dei poliziotti e la voglia dei cittadini di vivere in una società migliore”. Quello degli ascolti non proprio entusiasmanti però, non è l’unico problema per la Taodue. La Pepito Produzioni di Agostino Saccà pare che abbia avviato un’azione legale presso la nona sezione del tribunale civile di Roma contro la casa di produzione del Valsecchi. L’accusa è di un presunto plagio. La fiction di Canale 5 infatti somiglierebbe molto a “Denaro Rosso Sangue”, proposta dalla casa di produzione dell’ex dirigente Rai alla Mediaset e finita, suo malgrado, nel cassetto dei dirigenti del Biscione. A far discutere sarebbero alcune somiglianze e analogie riscontrate da Alberto Taraglio, scrittore della serie di Saccà e colui che aveva richiesto la sospensione della messa in onda. Spetterà al Giudice adesso pronunciarsi in merito anche se risulta difficile pensare ad una sospensione della fiction perché ormai si è giunti alla fine. La settimana prossima infatti, salvo cambi di programma, vedremo su Canale 5 alle 21:10 il gran finale della serie.

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