Taormina Film Fest 2016 – Intervista a Rebecca Hall

Esclusiva – Rebecca Hall ha incantato tutti i presenti al Taormina Film Fest 2016 con la sua naturale bellezza, un trucco quasi del tutto inesistente e grazie alla sua semplicità.

Tutti noi ricordiamo Rebecca Hall grazie ai diversi ruoli che l’hanno vista protagonista nel mondo del cinema internazionalizzale, anche se i fans dei Marvel non dimenticheranno mai il suo ruolo nell’avvincente film di Iron Man 3 che ha chiuso la trilogia del super eroe dall’armatura rossa.

Rebecca Hall Taormina Film Fest 2016
Rebecca Hall

L’attrice quest’anno, prima del Taormina Film Fest che la vede per la prima volta come una delle sue protagoniste, ha raccontato il nuovo film che è stato già presentato nel corso della manifestazione cinematografica di Cannes. Il film in questione, per cui non è ancora stata stabilita la data di uscita nelle sale italiane, è “Christine” che racconta le ultime due settimane di vita della giornalista americana Christina Chubbuck, morta suicida nel 1974.

Com’è stato il tuo percorso personale nel ricostruire la vita di Christine Chubbuck?

Ho dovuto cercare di immaginare perché Christine si sentisse in quel modo e quale potesse essere il reale motivo. C’è da tenere in conto che però gli eventi si sono verificati nel 1974 e in quel periodo non si era ben informati sui disturbi psichiatrici, considerando che gli studi in questo campo effettivamente  sono cominciati solo un anno dopo nel ’75. Una cosa su cui riflettere è che probabilmente neanche Christine sapesse realmente di cosa soffrisse e magari sperava che qualcuno capisse cosa realmente avesse. Quindi da un punto di vista emozionale interpretare Christine è stato davvero difficile.

Com’è stato, invece, cercare di capire le sofferenze e le paure che provava Christine per poi poterle anche raccontarle nel film?

Lei comunque sia aveva capito subito che la sua testa non funzionava come quella di tutti gli altri e ha passato gran parte della sua vita, in realtà, ad essere come le persone che la circondavano. Quindi ho cercato di immaginare la sua paranoia nello studiare ossessivamente il comportamento degli altri e il tentativo costante di essere come loro. Ma come ti dicevo ho cercato di immaginare cosa lei provasse perché non abbiamo una diagnosi che ci dica di quale disturbo psichiatrico fosse affetta. Cercare di capire cosa provasse è stato un processo lungo e complicato.

Da un punto di vista fisico, soffermandoci proprio sul mestiere dell’attore, quanto è stato difficile mettere in scena il suicidio?

Per quanto riguarda l’aspetto della recitazione, quando tu prendi in mano una pistola, che sul set è sempre e comunque finta, con il pensiero che devi simulare il suicidio il corpo nell’immediato cerca di difendersi. Subentra un’azione motoria, con dei movimenti istintivi, che scatena l’adrenalina che in quel momento ti porta a non capire se quella che hai in mano è una pistola finta perché ti assilla il pensiero che ti stai per suicidare. Ricordo che quando mi trovavo sul set, infatti, nel momento in cui dovevo girare questa scena il mio corpo ha reagito con una scarica di adrenalina molto forte nel tentativo di impedirmi quel gesto. Quindi, anche se io non sono mai stata lontanamente vicina al pensiero di commettere un atto come quello del suicidio, mi rendo conto che questo è quel tipo di situazione in cui non sai mai come reagirebbe il tuo corpo in quel momento in cui sei lì con la pistola in mano, puntata alla testa, pronta per esplodere il colpo. 

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