Simon Grechi dalle fiction a Si può fare: “mi sono messo in gioco principalmente per divertirmi”

Nasce a Roma Simone Falsaperla che si identificherà poi, dopo l’esperienza nel 2006 al Grande Fratello, sotto il nome d’arte di Simon Grechi, prendendo il cognome della madre. In seguito all’esperienza nella casa più spiata d’Italia, viene scelto per interpretare Edoardo Mariani nella serie tv Carabinieri 7. Da quel momento in poi le collaborazioni diventano assidue ed interpreta numerosi ruoli riscuotendo un notevole successo di critica e pubblico. Ombroso e riservato, Simon Grechi lascia poco spazio al chiacchiericcio e si getta a capofitto nel mondo del lavoro. Nel 2013 è protagonista della miniserie “Rosso San Valentino” nei panni dello spietato e vendicativo Lorenzo Da Varano. Nello stesso anno partecipa al cast della seconda serie della fiction “Le tre rose di Eva” come Don Lorenzo e l’ultimo ruolo è quello di Gabriele Ferrante nella seguitissima fiction tv Solo per Amore di Raffaele Martes e Daniele Falles, da poco conclusa. Attualmente è impegnato come concorrente nel talent show di Rai Uno “Si può fare 2” condotto da Carlo Conti. L’attore Simon Grechi si racconta in esclusiva a GenteVip.it

Simon Grechi: l'attore si racconta nell'intervista esclusiva a GenteVip
Simon Grechi intervista esclusiva a GenteVip

Simon Grechi: “Con l’amore ho un rapporto conflittuale ma lo ritengo un sentimento molto importante”

Da comune cittadino alla casa del Grande Fratello e al piccolo schermo, come è stato passare dalla vita quotidiana alla vita di fronte ad una telecamera?
In verità non è che faccia una vita da “vip”, sono abbastanza riservato e faccio cose normali. A parte presenziare a qualche evento a cui mi invitano, non è che non mi intrighi, ma non ci sono proprio dentro ecco, capita molto di rado, in occasione di festival allora sì, prendo parte volentieri.

Solo per Amore è una serie di Raffaele Martes e Daniele Falles in cui il protagonista indiscusso, come si evince dal nome, è l’amore. Che rapporti hai con questo sentimento?
Un rapporto molto importante, nella mia vita ho sempre avuto donne abbastanza particolari, per cui ho un rapporto conflittuale con l’amore, mettiamola così. E’ il soggetto principale per me, non sono una persona materialista, non sono uno che guarda il superficiale, però mi rendo conto che ho un carattere complicato e quindi ho sempre avuto rapporti burrascosi.

La serie è ambientata a Roma, tua città natale, ed è vista dagli occhi della borghese famiglia Ferrante. Ti rivedi nella visione cinematografica della capitale?
Insomma… Sì e no, diciamo. Non saprei, Roma adesso è un po’ un’identità decadente in generale sotto il mio punto di vista. Roma è Roma, c’è poco da fare, ha questo senso di romanità che si porta dietro, è la città eterna e questo, per come la vedo io, è un bene e nello stesso tempo un male. Penso sia la città più bella del mondo per i turisti e questo ovviamente per chi ci vive è diverso e ha un forte legame con la città. Io sono cresciuto un po’ in giro e quindi sento meno questa appartenenza. La caratteristica si permea dal cinema ad ogni altra cosa ma non so se mi ci rivedo; penso che un pochino di iniziative se ne stiano facendo e la città si sta aprendo ai giovani e al mondo internazionale, nonostante siano casi isolati. Banalmente si può vedere come le riprese di “007” e “Zoolander 2” con Ben Stiller, girate a Roma, facciano capire i cambi dei costi nei confronti di un investitore straniero. Quindi in definitiva deve esserci qualche cambio e sono più che contento, speriamo che il cambiamento investi un po’ tutto, perchè al momento è “partenopeo”, non come critica, ma al momento è un po’ “arlecchina”, ha tanti colori ma non saprei a quale aggregarmi.

Simon Grechi 23 Revolution: “è uno spazio tutto mio, intimo, dove non esistono clienti ma membri”

Anche Simon, come Gabriele, nella vita ha un’attività sportiva “23 Revolution”. Quando nasce questa passione?
23 Revolution è uno studio dedicato al personal training e agli allenamenti funzionali, dove si incontrano professionisti provenienti da federazioni, yoga, pilates, shiatsu e attività olistiche in genere. Tutto nasce da una mia passione, provengo da una famiglia di sportivi agonisti però ho sempre fatto sport estremi ed ho sempre coltivato la passione per la recitazione e per lo sport cercando di non privarmene. E’ uno spazio tutto mio, intimo, dove non esistono clienti ma membri.

“Si può fare” quanta preparazione e sforzo fisico richiede il programma?
Io sono molto preparato nelle discipline ma ad esempio nella prova di escapismo si tratta di destrezza, equilibrio. Sembra banale, facile ma in realtà non avevo idea dello sforzo fisico che richiede. Devi essere preparato, tre quarti dei concorrenti è ex atleta ed è divertente. Sono prove molto dure ma divertenti.

“Si può fare” è un programma che rivela limiti e punti di forza dei partecipanti. Qual è il tallone d’Achille dello sportivo Simon?
Con “Si può fare” mi sono messo in gioco principalmente per divertirmi, per evadere un po’ dal quotidiano, un po’ per gioco, anche se come gioco è abbastanza tosto. Io sono molto competitivo, però faccio determinati sport e non altri quindi il mio tallone d’Achille è quello che son caduto 23 volte perchè cerco di incaponirmi per fare le cose. Spero di portarle comunque tutte a casa prima o poi le prove, perchè sono veramente particolari e discipline bellissime.

In molti hanno affermato che nell’ambiente televisivo primeggia la rivalità, tu che rapporto hai con i colleghi e come vivi l’esperienza di “Si può fare”?
Il campo dell’attore è sicuramente competitivo. E’ normale, un po’ come in tutti i lavori dove c’è la prestazione del singolo e quindi si formano competizioni che non sempre sono negative. La competizione c’è ed è giusto che ci sia, ma non solo fra attori, sceneggiatori, ecc. Ci dovrebbe però essere sia competizione sia comunione, perchè se regna soltanto la competizione il movimento non c’è e soprattutto per i professionisti si tende poi ad essere soggetti individuali. Per quanto riguarda il talent la competizione c’è ma essendo discipline non mie è ovvio che non posso pretendere troppo, essendo anche il giudizio soggettivo, cerco di prenderla con divertimento, poi caratterialmente sono tutti molto simpatici.

Carabinieri, Non smettere di sognare, Puccini, Solo per Amore e “Si può Fare”. Quali progetti hai per il futuro?
A maggio parto in un ruolo nella produzione di Bova ed ho fatto “Si può fare” anche perchè avevo questo mese di pausa e la cosa mi ha intrigato molto, quindi per ora mi sto concentrando sul talent e sugli allenamenti.

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